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Capitolo 5: Verificare i video auto-prodotti

Malachy Browne è stato uno dei manager di Storyful, la prima agenzia stampa dei social media con base a Dublino e corrispondenti in Asia e Stati Uniti, strumento ideale per scoprire, verificare e distribuire i migliori contenuti prodotti dagli utenti. Ha lavorato con Reportedly e ora è al New York Times, dopo aver creato e lavorato al progetto Politico.ie e curato il sito web dell'omonima rivista politica. Programmatore e convinto sostenitore della capacità della tecnologia di rafforzare il giornalismo, Browne è originario di Broadford, nella contea di Limerick, e vive a Dublino. Twitter: @malachybrowne.

Il contemporaneo diffondersi di smartphone dotati di fotocamere, connessioni ininterrotte a internet e accesso ai social media è responsabile in larga parte dell'esplosione dell'informazione prodotta direttamente dai cittadini. Il risultato è stato una enorme quantità di video caricati e condivisi online ogni minuto, ogni ora.

La rivoluzione delle tecnologie dell'informazione non si è certo conclusa e il volume dei contenuti creati dagli utenti è destinato a crescere. I giornalisti hanno una nuova responsabilità — raccogliere velocemente, verificare e accertare i diritti di utilizzo dei contenuti prodotti dagli utenti. I valori tradizionali del giornalismo valgono ancora, ma serve anche una nuova serie di competenze per verificare formati come i video auto-prodotti.

Controllare la veridicità di un video che proviene da una fonte anonima su una piattaforma di social media potrebbe sembrare scoraggiante. Ma non è così complicato.

Per riuscirci occorre la determinazione di indagare i retroscena del contenuto, insieme a un salutare livello di scetticismo e di familiarità con la moltitudine di strumenti gratuiti tramite cui verificare i fatti a partire da tali video. Questo capitolo vi aiuterà in tutte e tre le situazioni.

La prima cosa da capire della verifica dei video auto-prodotti è che questi circolano a una tale velocità da rendere molto difficile che la prima versione in cui ci s'imbatte sia anche l'originale. È facile manipolarli, dividerli e ripubblicarli in un diverso contesto. Nel frattempo il video originale potrebbe far perdere tutte le tracce iniziali. L'obiettivo è quello di mettere insieme i fatti che possano avvalorare o negare quello che mostra il video.

Come sempre, bisogna partire dalle domande di base: chi, cosa, quando, dove e perché. In questo contesto, i metadati associati al video possono contribuire a trovare delle risposte, fornendo dettagli sulla fonte originale, sulla data e sul luogo in cui è stato prodotto.

Una regola fondamentale, tuttavia, è che non basta un'unica prova per verificare un video. Bisogna raccoglierne diverse per avere il quadro completo. Preparatevi a un'iniezione di adrenalina quando il puzzle inizierà a completarsi.

Ecco di seguito la guida passo passo per la verifica di questi filmati.

Provenienza

Identificare la provenienza d è il primo passo. A volte è ovvio che appartiene all'account Facebook o YouTube dove l'avete trovato. Ma, come spiegato nel capitolo 3, meglio partire sempre dall'assunto che il video sia stato ‘rubato’ o copiato altrove.

La maggior parte dei video includono descrizione, tag, commenti o qualche forma di testo identificativo. È importante usare alcune parole chiave da queste informazioni per iniziare la ricerca. Acronimi, nomi di località e altri termini specifici possono utili. Se la descrizione è in un'altra lingua, incollatene il testo su Google Translate per capire il significato delle parole chiave.

Cercate i video più vecchi che contengono quei termini usando il filtro delle date per avere i risultati in ordine cronologico. Su YouTube, guardate direttamente sotto la barra di ricerca, cercate il menu dei filtri e selezionate ‘Upload Date’, come nell'immagine sotto. Vimeo, YouKu e altre piattaforme hanno filtri simili. Scorrete i risultati e confrontate i ‘thumbnail’ (miniature) dei video per individuare la versione più vecchia (normalmente i ‘thumbnail’ dei video originali e di quelli ‘rubati’ corrispondono).

Un altro metodo è effettuare una ricerca per immagini usando il ‘thumbnail’ del video sia su Google Images sia su TinEye (come illustrato nei capitoli precedenti). Si potrà così identificare la prima immagine del video. L'utilità o meno di questo strumento dipende dalla qualità dell'immagine; un forte contrato nel video e un buona scelta dei colori possono tornare d'aiuto.

Una volta individuato la fonte del video si può passare al secondo passo per contattare tale fonte.

Verificare la fonte

Per verificare la fonte di un video si procede come per la verifica della fonte di informazione in senso tradizionale. Anzi, si trovano molte più informazioni su una fonte online che tramite una comune telefonata, per esempio.

I profili online lasciano tracce digitali di ogni tipo, impronte che ci permettono di accedere a storia e attività dei profili stessi. La maggior parte delle piattaforme permette di contattare chi carica i materiali, passaggio questo fondamentale. Dobbiamo cercare il contatto diretto e porgli fargli domande per stabilire che sia effettivamente l'autore del video.

Queste domande sono utili quando si cercano le impronte digitali di qualcuno:

  • Conosciamo questo account? Abbiamo già acquisito in passato documenti e materiale da questo account?
  • Dove è stato registrato?
  • Dove si trova chi ha caricato il video, in base all'attività svolta in passato?
  • Le descrizioni dei video sono coerenti e per lo più provengono da una località specifica? Sono datati?
  • Se l'account usa un logo, è lo stesso in tutti i video? È usato come immagine di profilo degli account YouTube e Vimeo?
  • L'uutente ‘ruba’ video da fonti di informazione ufficiali e altri account YouTube o carica soltanto video auto-prodotti?
  • L'utente scrive in un modo gergale o dialettale identificabile nella narrazione dei video?
  • I video sono tutti della stessa qualità? (Su YouTube, andate a controllare su ’Settings‘ e poi su ‘Quality‘ per capire i vari livelli qualitativi).
  • Le descrizioni dei video hanno estensione dei file come .AVI o .MP4 nel titolo del video? Ciò potrebbe indicare che è stato caricato direttamente dal dispositivo mobile.
  • Nelle descrizioni su YouTube si legge: «Uploaded via YouTube Capture»? Ciò potrebbe indicare che il video è stato filmato con uno smartphone.

Mettere insieme le risposte a queste domande ci aiuta ad avere un'idea su chi sia la nostra fonte, quale la sua storia online e quali contenuti pubblica di solito. Ora, la cosa importante è confrontare le attività di questo account con quelle di altri account online legati alla fonte della notizia che c'interessa. Ecco una serie di pratiche e domande da affrontare in questo processo.

  • Cercare su Twitter e Facebook il codice unico del video — ci sono degli account affiliati? (Ogni contenuto generato dagli utenti è identificato da un codice unico che appare nella URL. Su YouTube e Facebook, per esempio, il codice si trova tra la “v=” e la successiva “&” nella URL).
  • Ci sono altri account — su Google Plus, blog o siti web — elencati nel profilo del video o in qualche modo affiliati con chi lo ha caricato?
  • Quali informazioni è possibile ricavare da questi account affiliati su luogo, attività, affidabilità, pregiudizi o progetti dell'utente?
  • Da quanto tempo sono attivi e quale il livello di attività?
  • Quali altri account social sono indicati nel profilo e cosa ci dicono dell'utente?
  • Si trovano informazioni su ‘whois’ per qualche sito affiliato?
  • L'utente è forse reperibile su pagine gialle, Spokeo, Pipl.com, WebMii o LinkedIn?
  • Le cerchie sociali online della fonte indicano qualche affinità con il video o la località?

Trovare risposte a queste domande ci dà un'idea della credibilità della fonte. E, importante, così abbiamo anche modo di contattarla per avere ulteriori informazioni su l'utilizzo del video da parte di testate giornalistiche.

Quando parliamo con la fonte ricordiamoci di chiedere dettagli sulle informazioni già raccolte. Le risposte coincidono? Se una fonte non è onesta su questo, è bene essere piuttosto sospettosi sui relativi contenuti.

Localizzare il video

Una volta identificata ed esaminata la fonte, è ora di verificare il contenuto del video stesso. È bene iniziare confermando o stabilendo il luogo in cui è stato realizzato.

Ciò dipende in gran parte dagli indizi che il video lascia trapelare. Uno scorcio cittadino, un palazzo, una chiesa, una serie di alberi, una catena montuosa, un minareto o un ponte sono tutti punti di riferimento adatti per il confronto con le foto satellitari o geolocalizzate. Se la videocamera ha filmato il cartello di un'azienda è possibile che questa sia presente in qualche sito o elenco locale. Un segnale stradale potrebbe frnire dettagli precisi per la localizzazione, analogamente alle targhe degli autoveicoli oppure ai cartelli pubblicitari. Amche indicazioni quali la luce del sole, le ombre e l'orario approssimativo dell'evento possono rivelarsi utili. E se il video contiene dialoghi, eventuali espressioni dialettali o altri accenti concordano con la situazione che il video vuole veicolare?

Il punto di partenza, di nuovo, è esaminare ogni testo che accompagna il video e ogni dettaglio che ne emerge. Usiamo Google Maps per cercare la possibile mappa della località in questione. Se possibile, facciamo un ingrandimento con Google Street View per trovare l'angolatura corretta. Se Street View non è disponibile, cerchiamo su Google Maps se ci sono foto geolocalizzate che fanno al caso nostro. Le foto geolocalizzate possono essere cercate anche con le funzioni speciali di Flickr, Picasa e Twitter.

Se il video è in una lingua straniera, usiamo Google Translate per identificare la località. Attenzione agli errori di traduzione tipici di Google Translate: per esempio, il nome arabo di Lattakia in Siria viene tradotto come “Protoplasm”, Daraa invece come “Shield”. Stiamo attenti anche alle traslitterazioni inglesi di nomi arabi: Jidda o Jiddah, per esempio. Copiando questi nomi su Google Maps otterremo la localizzazione delle città. Le immagini sotto mostrano due esempi di ricerche su Google Translate e Google Maps.

Per ulteriori verifiche nelle traduzioni, usiamo lingue parlate da qualche collega o conoscente per riscontro. Una traduzione dal giapponese al coreano o al mandarino è più accurata di una dal giapponese all'inglese. Per questo, se conosciamo qualcuno che parla il coreano o il mandarino, e ci è facile rintracciarlo, possiamo chiedergli di controllare le traduzioni per conto nostro.

Wikimapia è una versione in crowdsourcing di Google Maps, dove i palazzi, i quartieri, i siti miliari e altri punti d'interesse sono evidenziati e descritti. Ciò è utile per ricavare il contesto di una certa zona e identificarne i luoghi, pur se queste informazioni vanno confermate da altri dettagli, vista la possibilità di errori o deliberate manipolazioni.

Un esempio dell'utilità di Wikimapia riguarda gli episodi ”disobbedienza civile” nelle proteste di Port Said in Egitto, nel febbraio 2013. Un video mostrava i manifestanti in corteo, appena fuori dall'Università di Port Said, dalla facoltà di Educazione, secondo chi aveva caricato il video su YouTube. Vista la densità delle stradine di Port Said, era difficile riconoscere su Google Maps quello scorcio cittadino. Invece su Wikimapia la facoltà di Educazione (كليةالتربية) è identificata specificamente; l'individuazione di questo punto di riferimento confermò così l'esatta località della manifestazione, come mostrato sotto.

Google Earth è un altro strumento assai utile poiché offre l'archivio storiche delle foto satellitari, funzione importante quando si esaminano vecchi video dove il territorio potrebbe avere subito delle modifiche. Lo stesso dicasi quando occorre capire le misure relative dei palazzi. Una volta che la redazione di Storyful stava valutando un video come prova di un bombardamento israeliano in Siria, fu la prospettiva delle montagne a nord di Damasco su Google Earth a fornire la localizzazione di chi aveva caricato il video su YouTube, come evidenziato nell'immagine riportata sotto.

Verificare la data

Confermare la data di un video caricato in occasione di una manifestazione pubblica o di evento politico programmati è piuttosto semplice. Probabilmente anche le testate d'informazione avranno filmati analoghi sui loro siti web, insieme ad altre immagini di conferma condivise su Twitter, Facebook, Instagram e altri social media. Cercare su queste piattaforme con specifiche parole chiave e hashtag di solito è sufficiente per identificare altri elementi probatori, come un edificio particolare oppure decorazioni, segnali stradali o anche le condizioni meteorologiche.

Tuttavia, per i video meno ovvi, solitamente la data è la parte più difficile dei metadati da verificare. I video di YouTube hanno il timbro dell'orario californiano (PST) del momento in cui comincia il caricamento. Questo dettaglio ha portato il Ministro degli esteri russo a insinuare dei dubbi sui video che mostravano l'uso di armi chimiche a Ghouta, vicino a Damasco: erano stati caricati nelle prime ore del 21 agosto e quindi su YouTube erano datati 20 agosto. Il fatto che il Ministro degli esteri non fosse a conoscenza di questo dettaglio, spinse lui ed altri a dichiarare falsi quei video perché sarebbero stati caricati prima dell'orario dell'attacco.

Le condizioni meteorologiche da sole non sono sufficienti per confermare una certa data, ma possono aiutare. Come abbiamo già visto, Wolfram Alpha fornisce informazioni sulle condizioni del tempo di un certo luogo e in una determinata data. Quando Rita Krill caricò su YouTube quello che sembrava essere il video incredibile di un fulmine che cadeva nel giardino di casa sua, il 5 ottobre del 2012 in Florida, effettivamente Wolfram Alpha confermò che in quell'area era interessata da una forte tempesta a quell'ora. E “Naples, Florida” su Twitter in quella data si poteva trovare un metereologo locale che chiedeva ai suoi follower di mandargli le foto della tempesta in corso sulla città. Ecco sotto un'immagine delle ricerche su Wolfram Alpha e su Twitter.

Controlli finali: cosa mostra il video?

Siamo infine giunti al momento di mettere insieme tutti i dati raccolti e porci delle domande: dato il contesto complessivo, ha senso questo video? C'è magari qualcosa che non quadra, in base al nostro fiuto giornalistico? C'è qualcosa che sembra fuori posto? C'è forse qualche dettaglio che ne nega la legittimità? C'è qualche dettaglio della fonte o qualche sua risposta che non torna? Teniamolo sempre a mente: il nostro punto di partenza è che il video sia falso. C'è qualche prova che conferma o confuta questo assunto?

Quando si tratta di video auto-prodotti, ricordate che in passato non sono certo mancate le bufale elaborate, e c'è chi continua a farle. Una volta, alcuni studenti canadesi falsificarono un video di un'aquila che scendeva in picchiata in un parco di Montreal e si portava via un bambino. Per confutarlo, alcuni esperti hanno dovuto analizzarlo sequenza per sequenza, scoprendo così che in alcuni scatti mancava l'ombra dell'aquila. (Se avete competenze tecniche adeguate, ci sono utili strumenti per modificare i video in modo dettagliato, tra cui VLC media player e Avidemux video editor (gratuiti), oppure a pagamento Vegas Pro, da usare in caso di dubbi sulla sua realizzazione).



Published on: 28 January 2014
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