Caso di studio 4.2: Verificare due “squali urbani” sospetti durante l'uragano Sandy
Quando l'uragano Sandy colpì New York e il New Jersey, stavo lavorando al sito di “Is Twitter Wrong?”, un esperimento di ‘fact-checking’ in diretta di immagini virali.
Quando un disastro naturale colpisce un'area densamente popolata, con un alto numero di utenti dei social network e di testate giornalistiche, la prima conseguenza è che ti trovi a dover controllare un sacco di immagini. E diventa urgente setacciare il materiale interessante da quello inutile.
Un paio di immagini particolarmente virali mostravano quelli che potevano sembrare due squali che nuotavano in una strada allagata del New Jersey. Così io e Alexis Madrigal, della rivista Atlantic, decidemmo di verificarne l'autenticità.
Le foto (riportate sotto) appaiono abbastanza strane da far sorgere qualche sospetto, ma non erano così implausibili da essere scartate del tutto. E alla fine risultò molto difficile smentirle completamente.
Le immagini pre-esistenti con attribuzioni erronee — ovvero la forma più popolare di ‘falsi’ — vengono scartate pochi secondi grazie alla ricerca inversa. E spesso le foto di eventi importanti vengono controllate, almeno in parte, cercando foto analoghe prodotte da altre fonti.
Ma nessuna di queste due foto poteva essere confermata a colpo d'occhio come foto originali oppure delle bufale. (In base alla mia esperienza, se una foto non si riesce a verificare in pochi minuti tende a prendere molto tempo per i controlli).
A volte insomma non esistono altre soluzioni se non l'approccio della ‘forza bruta’: setacciare i social media per scoprire l'originale; navigare su Google Street View per identificare una località di massima; e/o scorrere intere pagine su Google Images con specifiche parole chiave, nella speranza d'imbattersi nella foto originale.
In questo caso, la ricerca su Google Images funzionò e riuscimmo a identificare la foto iniziale, che era stata ritoccata con Photoshop per inserirvi la pinna dello squalo.
Ciò nonostante, non potevamo ancora definire completamente falsa l'altra foto: lo squalo era diverso.
I nostri tentativi di arrivare all'origine di entrambe le foto si bloccarono contro la tipica barriera degli utenti che, nel rilanciarla a iosa, aggiungevano vagamente “da Facebook”. Alla fine individuammo il post originale su Facebook, seguendo un tweet che rimandava a un sito d'informazione che menzionava la fonte. (Sia il sito che il post su Facebook nel frattempo sono svaniti nel nulla). Ma anche così non riuscimmo a stabilirne la veridicità, visto che quella stessa pagina includeva altre foto delle inondazioni nella stessa zona di Brigantine, nel New Jersey. Inoltre, lo stesso autore, nel rispondere agli amici su Facebook, ribadiva l'autenticità di tutte quelle foto. (Col senno di poi, sembrava che volesse farsi beffe soprattutto del suo circolo sociale, piuttosto che dell'intera internet).
Il fatto che confermasse come vera una foto chiaramente fasulla era sufficiente per farci mettere anche l'altra foto dello squalo nella categoria ‘quasi sicuramente falso’. Ma non potevamo esserne completamente certi. Lo scoprimmo invece il giorno successivo, quando il sito di ‘fact-checking’ Snopes trovò l'immagine di partenza, consentendoci così di affermare con certezza che si trattava di un falso. Questa la vera foto, poi ritoccata:
Questa può essere la migliore lezione ricavata dall'uragano Sandy: soprattutto nelle situazioni che evolvono rapidamente, la verifica non è tanto una questione di certezza assoluta, quanto piuttosto di saper giudicare il livello accettabile di plausibilità. Quando v'imbattete in simili contenuti, cercate di essere disponibili a prenderli in cosiderazione, spiegate il lavoro fatto e chiarite al lettore la possibilità di qualche errore quando date visibilità a una certa immagine.