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Riquadro 9.2: Consigli per lavorare con immagini traumatiche

Gavin Rees, giornalista e regista, è responsabile del Dart Centre Europe. Il Dart Centre è un progetto della Graduate School of Journalism della Columbia University di New York ed è dedicato a promuovere approcci etici e innovativi per il giornalismo in situazioni di traumi e violenze. Precedentemente, Gavin si è occupato di business e di politica per la BBC e altri canali britannici e giapponesi, e ha prodotto documentari e drammi per la BBC, Channel 4 e altri ambiti indipendenti. Rees è stato anche ricercatore presso la Bournemouth University ed è uno dei membri del consiglio di amministrazione della European Society of Traumatic Stress Studies e della UK Psychological Trauma Society.

Spesso le immagini relativi a episodi bellici, crimini efferati o disastri naturali sono raccapriccianti e dolorose. In questi casi, eventi che accadono molto lontano da noi potrebbero riuscire a penetrare nello spazio personale e intimo della nostra immaginazione. Reazioni negative, come il disgusto, l'inquietudine e la sensazione di impotenza, non sono rare nei giornalisti e negli analisti forensi che lavorano con questo materiale.

Le ricerche su chi opera nel mondo dell'informazione rivelano che trattasi di persone assai resilienti: generalmente è improbabile che una certa esposizione a immagini traumatiche possa causare qualcosa di più di una angoscia passeggera. Ciò nonostante, il pericolo di quello che gli psicologi definiscono “trauma secondario” diventa sempre più significativo con la ripetuta esposizione a materiale di questo tipo (il cosiddetto “Slow Drip Effect”). Questa situazione si presenta anche quando c'è un legame personale con gli avvenimenti — se, per esempio, tra i feriti c'è un nostro conoscente.

Ecco sei consigli pratici grazie ai quali giornalisti e operatori umanitari possono ridurre il carico di stress:

  1. Capire con cosa si ha a che fare. La prima linea di ogni difesa è la conoscenza del nemico: pensate alle immagini forti come a una radiazione, una sostanza tossica i cui effetti dipendono dalla dose. Giornalisti e operatori umanitari, come i lavoratori dell'industria nucleare, devono fare il proprio lavoro, ma al contempo devono prendere le necessarie precauzioni per minimizzare un'inutile esposizione.

  2. Eliminare le esposizioni ripetute e inutili. Rivedete le procedure usate per ordinare, etichettare e organizzare il materiale digitale, in modo da ridurre al minimo la visione di certe immagini. Quando controllate la veridicità di un'immagine o di un video, prendete nota dei dettagli distintivi già alla prima visione, potrebbe tornarvi utile per non dover rivedere troppe volte quel materiale.

  3. Cercate di ottimizzare l'ambiente di lavoro. Ridurre la dimensione di una finestra sul computer, calibrare la luminosità e la risoluzione dello schermo possono migliorare l'impatto del materiale sensibile su chi lo lavora. Ricordatevi di disabilitare il sonoro di questi video, se possibile, di solito sono la parte peggiore.

  4. Provate a mettere distanza tra voi e la violenza, già nel modo in cui esaminate il materiale. Qualcuno si concentra su certi dettagli, tipo i vestiti, ed evitano di guardarne altri, come i volti. Considerate la possibilità di oscurare le parti più violente o traumatiche di una foto. Per chi lavora con i video, è bene evitare la funzione continua (“loop”) per analizzare immagini truculente, o comunque cercate di guardarle il meno possibile.

  5. Prendete frequenti pause dallo schermo. Guardate qualcosa di piacevole, fatevi una camminata, muovetevi o cercate il contatto con la natura (basta un prato o un po' d'aria fresca). Tutte cose che possono attenuare le reazioni di stress. In particolare, cercate di non lavorare con immagini truculente prima di andare a dormire, per impedire che invadano il vostro spazio mentale.

  6. Sviluppate un piano di auto aiuto. Si può essere tentati di lavorare due, tre, quattro volte più duramente su una storia d'emergenza o un progetto urgente. Ma è importante tenersi lo spazio per respirare al di fuori del lavoro. Di solito a resistere meglio a traumi e stress sono coloro che fanno regolare attività fisica, seguono attività interessanti, e mantengono attive relazioni sociali come risposta allo stress.

Consigli aggiuntivi per dirigenti e manager di organizzazioni giornalistiche:

  1. Bisogna informare l'intero gruppo sulle reazioni ai traumi. I membri del team devono sapere e capire che persone diverse reagiscono in maniera diversa, ma anche che l'impatto può accumularsi nel tempo e imparare a riconoscere quando loro o qualche collega prendersi attivamente cura della propria salute mentale.

  2. Avere linee guida chiare su come archiviare e distribuire il materiale grafico. Comunicazioni interne, file e altro materiale relativo a immagini violente va chiaramente contrassegnato e distribuito soltanto a chi ne ha bisogno. Nessuno andrebbe costretto a guardare video o immagini che non saranno mai trasmesse.

  3. L'ambiente di lavoro è importante. Se possibile, i luoghi di lavoro in cui ci si occupa di materiale sensibile devono prevedere finestre da cui si vede l'esterno, oltre che piante o altri elementi naturali.



Published on: 28 January 2014
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